Teatro del Convitto nazionale Maria Luigia
Dalla fusione del Collegio dei Nobili e del Collegio Lalatta sorse nel 1833 il Convitto Maria Luigia, ospitato nel Palazzo dell’Arena, che l’architetto di corte Nicola Bettoli aveva ristrutturato e ampliato costruendovi, fra il 1821 e il 1829, un teatrino tuttora esistente. L’accesso al teatro è dato da uno scalone monumentale e da due porte aperte su una luminosa galleria. La sala presenta pianta rettangolare con balconata a fascia continua che corre su tre lati in corrispondenza del secondo ordine e si congiunge al bocca scena ornato di mensole elegantemente intagliate. Nel soffitto policromo Giovanni Gaibazzi ha raffigurato le arti maggiori l’Architettura, la Musica, la Poesia e la Pittura.
tra putti e ghirlande di fiori, mentre sui muri perimetrali della balconata sono allineati entro finte nicchie busti monocromi di musicisti e poeti illustri. Il sipario originale, tuttora in loco e recentemente restaurato, è di Girolamo Magnani, scenografo del Teatro Regio, autore anche dell’unica scena superstite, raffigurante una boscareccia. Restano pure le originali graticciate (sipario fatto di graticci), accessibili da scalette poste nel palcoscenico. |
Promuovendo la fusione dei due collegi la Duchessa Maria Luigia sceglie di collocare la nuova istituzione formativa nell’antico Palazzo Imperiale dell’Arena, dal XVI secolo dimora della famiglia Lalatta e dalla metà del ‘700 sede dell’omonimo Collegio per volere dell’ultimo discendente il canonico Antonio Lalatta. La ristrutturazione e i necessari ampliamenti dell’edificio per renderlo idoneo alle rinnovate funzioni sono affidati a Nicola Bettoli e hanno luogo tra il 1836 e il 1847.
Nel 1821 lo stesso Bettoli realizza nella sala d’armi del Collegio Lalatta, sempre su incarico di Maria Luigia, il teatro tuttora esistente che è compiuto nel 1829. Posto al primo piano del palazzo il teatro è raggiungibile dallo scalone monumentale. La sala ha uno sviluppo rettangolare e vi si accede lateralmente da un’ampia e luminosa galleria ornata da alcuni dei 140 ritratti dei cosiddetti Principi dell’Accademia dei Scelti, ossia gli allievi più importanti e meritevoli del passato che ornano i corridoi del collegio.
La platea è sovrastata da una balconata a fascia continua sorretta da decorative mensole che ne segue l’intero perimetro fino al boccascena. Sul lato corto, di fronte al palcoscenico, la balconata si allarga in una sorta di ampio palco la cui parete di fondo è ornata da una finta architettura costituita da mensola, colonne e specchiatura; dopo i recenti restauri questo spazio, precluso al pubblico, ospita la cabina di regia. Dalla balconata si sviluppa l’intero apparato decorativo pittorico della sala che trova nel soffitto l’esito più felice. L’elegante decorazione del plafond, cui i recenti restauri hanno restituito brillantezza e luminosità, è compiuta dal parmigiano Giovanni Gaibazzi nel 1865. Entro una cornice mistilinea a monocromo con ovali a cameo su ogni lato in cui sono raffigurate le allegorie delle Arti maggiori, volteggiano nel cielo e tra ghirlande floreali graziosi putti alati intenti a manovrare i simboli delle Arti e delle Scienze.
Il boccascena (la parte di palcoscenico visibile dagli spettatori, anch’esso interamente decorato a monocromo, presenta agli angoli elaborati mensoloni con volute, teste leonine e tralci di fiori e frutta. Opera di Girolamo Magnani è il bel sipario che raffigura l’allegoria del Maestro che conduce il giovane Discepolo al tempio della Fama. Come le altre decorazioni anche il sipario è stato oggetto di un restauro a cura di Anna Morestori.
Il palcoscenico conserva ancora le originali graticciate lignee e le scalette d’accesso che tuttavia non sono più utilizzabili.
Nel 2006 il teatro è stato chiuso in quanto non rispondeva alle norme di sicurezza, il cantiere è stato avviato nel 2017 e si è concluso nel maggio del 2018, ha riguardato sia le opere relative alla messa in sicurezza e l’adeguamento alla normativa di legge che il recupero dell’intero apparato decorativo.
In origine è sede delle accademie degli allievi, si ha notizia della rappresentazione, tra le altre, della farsa La pianella perduta di Luigi Finali. Nel 1944 quando il Teatro Reinach viene distrutto da un bombardamento alcune attività di quel teatro sono trasferite in questo. Prima della chiusura è stato utilizzato oltre che per i saggi dei convittori, per presentazioni e conferenze.
Dopo i recenti lavori è pronto per una rinnovata e adeguata attività. (Lidia Bortolotti)