Il mio ‘Mistero Buffo’ non vuole essere ovviamente una copia del lavoro di Dario Fo, ma si snoda prima di tutto da un punto di partenza molto semplice: una donna che mette in scena, da
sola, Mistero Buffo. La mia rielaborazione parte quindi da una sensibilità femminile, che non esclude il lavoro del Maestro ma ha, per forza di cose, una direzione espressiva totalmente differente… Lo spettacolo si compone di linguaggi differenti: si parte dai dialetti del nord Italia (soprattutto lombardo, veneto, friulano) ma con una rielaborazione libera che lascia spazio all’espressività e soprattutto al messaggio emotivo, fino ad arrivare al sardo, una lingua completamente diversa che dà nuova vita alla giullarata, una lingua dai suoni atavici, primitivi, che si prestano ottimamente a raccontare storie antiche come queste.” (E. Pistis)
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